Come sostituire la Cassa Integrazione con adeguate attività formative

Ferma restando la drammaticità del momento, la crisi dovuta al perdurare della emergenza da Covid-19 può trasformarsi per le aziende in una opportunità per accrescere le competenze dei propri dipendenti in esubero, canalizzando una porzione dell’orario di lavoro verso determinati percorsi formativi retribuiti a carico dello Stato.

Il c.d. Decreto Rilancio, infatti, ha previsto lo stanziamento di 230 milioni di euro per l’introduzione di una misura alternativa alla Cassa Integrazione: l’Accordo di rimodulazione dell’orario di lavoro. Per l’annualità in corso le “imprese” (locuzione che esclude i liberi professionisti) potranno sottoscrivere con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, o con le loro Rsa, dei contratti collettivi aziendali per realizzare specifiche intese di rimodulazione di orario riconducibili alle mutate esigenze organizzative e produttive, in base alle quali una parte dei tempi di lavoro verrà utilizzata dai dipendenti per la partecipazione ad attività formative in grado di accrescerne competenze e professionalità.

L’accordo predetto potrà essere sottoscritto anche a livello territoriale tra le associazioni dei lavoratori e quelle dei datori di lavoro che rispettino il requisito della rappresentatività sopra menzionato.

Il provvedimento in commento ha configurato una modalità di gestione dei lavoratori in temporaneo esubero alternativa rispetto alla Cassa Integrazione o alle altre forme di sostegno del reddito e che prevede il pagamento delle ore in eccesso rispetto al fabbisogno aziendale ove le stesse vengano utilizzate per incrementare il corredo formativo dei dipendenti.

La retribuzione delle ore dedicate alla formazione – e dunque sottratte alla cassa integrazione – sarà a carico dell’apposito “Fondo nuove competenze”, costituito presso l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal), che provvederà anche a farsi carico dei contributi previdenziali ed assistenziali dei lavoratori.

Si tratta di una misura innovativa e certamente interessante, anche se va rilevata l’esiguità delle somme stanziate, che però potranno essere incrementate grazie alla eventuale compartecipazione economica dai Fondi Paritetici Interprofessionali e del Fondo per la Formazione.

In ogni caso, come per la stragrande maggioranza dei provvedimenti introdotti dal Decreto Rilancio, anche per l’operatività dell’Accordo di rimodulazione dell’orario di lavoro si dovrà attendere l’emanazione di un apposito decreto ministeriale che, si spera, possa stupire in positivo rispetto agli ordinari tempi di attesa dei provvedimenti attuativi.

Dott. Valerio Pollastrini

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